Candyman

 

Se c'è una cosa che apprezzo maggiormente, non sono i remake fatti e finiti, ma i film che hanno dei legami con la pellicola originale pur non essendone influenzata.
Una sorta di seguito apocrifo per così dire.
La pellicola diretta da Bernard Rose, e tratta da un racconto di Clive Barker, cominciava come una sorta di leggenda urbana, di cui una insegnante, si prodigava a portare alla luce il mistero.
In questo nuovo capitolo della storia, abbiamo un giovane artista, che un po' per gioco, un po' per sfidare il fato, si mette a invocare Candyman, e le cose non andranno certamente bene.
Nia DaCosta si guarda bene dal fare un remake, che non sarebbe stato corretto nè giusto, ma utilizza alcuni elementi della pellicola di Bernard Rose per continuare la storia di Candyman.
Solo che stavolta si va dritti al punto.
La leggenda di Candyman viene spiegata, e quasi portata alle estreme conseguenze, si parla di razzismo, di un uomo innocente caduto vittima di una maledizione per cercare vendetta verso l'uomo bianco colpevole di averlo ucciso.
Si va dritti al punto in una sorta di denuncia contro l'intolleranza razziale di cui hanno sofferto i neri, e questo in un certo senso nel film di Bernard Rose mancava.
Qui a morire sono soprattutto bianchi, mentre nella pellicola di Rose erano soprattutto neri.
Qui a dominare è una storia terribile, di un uomo condannato ad uccidere chiunque lo invochi, e le persone che fanno una cosa del genere sono destinate a morire.
Si parla anche del gesto generoso della protagonista femminile della pellicola di Rose, e di un bambino, che viene salvato proprio da quella insegnante, che è anche protagonista di questo film.
Scusate lo spoiler ma era d'obbligo, ecco qual'è l'anello di congiunzione dei due film.
Scritto da Jordan Peel, questo nuovo film trasfigura una storia vecchia come il mondo, portandola nel terzo millennio.


Non c'è da scherzare quando si tratta di parlare di razzismo, e intolleranza.
I neri sanno cosa vuol dire subire l'intolleranza razziale, ma Candyman non parla certamente solo di questo, ma dell'odio scaturito nell'essere maltrattati sempre per il razzismo, di essere disprezzati perché si ha un colore di pelle diverso, ecco questa volta, la storia si è concentrata sul risentimento, sull'odio scaturito da altro odio.
Perché è da qui che è nato Candyman, e il film propone una mitologia propria, e una storia vecchia di secoli, il cui odio si è concentrato su uno spettro che uccide per vendicare l'odio subito.
Un film decisamente più completo, e più toccante rispetto a quello di Bernard Rose, che era a suo modo un opera originale per gli anni novanta, ma che nel 2021, si connota con una storia più approfondita, andando dritti al sodo.
Il nuovo Candyman fortunatamente non è un remake, nè un reboot, ma il vero seguito del film di Bernard Rose.





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